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A Herzliya, Israele svela la sua strategia contro l'Iran


Di
Thierry Meyssan - Reseau Voltaire - 5 febbraio 2007  

Tratto da
www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3002


Parlamentari e Ministri, principalmente israeliani e statunitensi, si sono affollati alla settima conferenza di Herzliya per sentire svelare la strategia israeliana contro l’Iran: strumentalizzare la pseudo minaccia nucleare per rovesciare la repubblica islamica che ha il torto di sostenere le Resistenze in Palestina, in Iraq e in Libano. Il riassunto di questi quattro giorni di dibattito come se vi foste stati.  


Benjamin Netanyahu, Ehud Olmert, Amiz Peretz


Il centro interdisciplinare di Herzliya è una università privata laica che svolge un ruolo centrale nella vita politica israeliana. Dispone di due centri di ricerca particolari: l’Istituto del contro-terrorismo diretto da Shabtai Shavit (Direttore del Mossad dal 1989 al 1996), e un Istituto di politica e di strategia diretto da Uzi Arad (già vice Direttore del Mossad). Dal 2000 organizza una conferenza annuale sulla “ sicurezza di Israele “ che si è imposta come il luogo dove sono attuate le decisioni strategiche. Così è in occasione della conferenza del 2003 e non al Parlamento che Ariel Sharon svelò il suo “piano di disimpegno unilaterale della striscia di Gaza” .
La settima conferenza di Herzliya si è tenuta da Domenica 21 a Mercoledì 24 Gennaio 2007. I neo conservatori statunitensi vi hanno raggiunto la parte che conta dei bellicisti israeliani.

Lungi dall’essere un forum che permette agli attori politici e militari di confrontare le loro analisi, la conferenza ha dato luogo all’esposizione della strategia in corso e si è trasformata in un meeting dove ciascun oratore ha rilanciato sul precedente per denunciare il pericolo imminente del nuovo genocidio.
I dibattiti sono stati punteggiati da interventi, sia personalmente che via satellite, dei leaders statunitensi, in particolare dei candidati alla Casa Bianca, il “pacifista“ John Erward e l’ex-marine John Mc Cain, che hanno fatto a gara con le dichiarazioni di guerra [1].




Scegliere il nemico

Gli organizzatori avevano scelto di dare la parola in occasione del primo pranzo all’ex Primo ministro Benjamin Netanyahu . Le posizioni di quest’ultimo sono conosciute a partire dal suo discorso di Los Angeles. Vi ha dichiarato con il suo abituale senso della sfumatura: “ Siamo nel 1938, e l’Iran è la Germania , e si è lanciato nella corsa per armarsi con armi nucleari. Le stesse tendenze: calunniare e insozzare le sue vittime preparando il loro massacro. Ahmadinejad ha imparato le sue repliche da Hitler in persona e non se ne preoccupa. Ogni settimana parla di eliminare Israele dalla carta geografica e tutti tacciono. Talvolta gli ebrei non parlano abbastanza. La grande differenza è che Hitler si era prima impegnato nel conflitto e aveva solamente allora tentato di sviluppare delle armi nucleari [2]”.
A Herzliya, Benjamin Netanyahu è passato dalla diatriba alla pratica. Ha annunciato al suo amabile uditorio che una strategia era stata determinata contro l’Iran, nella quale Israele doveva giocare due ruoli [3]:

1. Diffondere nei media l’idea che l’Iran, sulla scia del Reich nazista, si appresta a distruggere gli ebrei [4] . Poi far giudicare il Presidente Ahmadinejad da un tribunale internazionale per istigazione al genocidio ( principio della giustizia preventiva).

2. Convincere gli stati occidentali ad adottare unilateralmente delle sanzioni economiche contro l’Iran per mettere la sua economia in ginocchio senza passare per il Consiglio di sicurezza dell’ONU. Un’operazione già avanzata con il divieto pronunciato dal Ministero del Tesoro statunitense di commerciare con la Banca Saderat che è servita a trasferire i petro-dollari iraniani ad hezbollah per ricostruire il Libano [5].

La domenica pomeriggio una tavola rotonda ha riunito il sottosegretario di stato statunitense Nicholas Burns ed il vice-primo ministro israeliano Shaul Mofaz [6]. Era compito loro chiarire se la strategia israeliana esposta da Netanyahu puntava a rovesciare la Repubblica islamica (“il regime“) o a preparare la guerra. I due uomini si sono sforzati di eludere la domanda, sottolineando nello stesso tempo che si deve “affrontare l’Iran” e che “l’opzione militare è aperta”
Nel frattempo, Nicholas Burns pur ripetendo che gli Stati Uniti si augurano di regolare diplomaticamente le loro differenze con l’Iran, non ha fatto mistero della loro volontà di rovesciare la Repubblica Islamica indipendentemente dalla questione nucleare. Ha precisato che, anche in caso di sospensione dell’arricchimento dell’uranio, Washington proseguirebbe le sue pressioni su Teheran, confermando anzi che la questione nucleare non è che un pretesto per pervenire al rovesciamento della Repubblica Islamica. Incidentalmente, ha confermato che, nel quadro delle sanzioni economiche unilaterali evocate dal sig. Netanyahu, gli Stati Uniti convincerebbero l’Unione Europea a cessare ogni prestito e garanzia relativo al commercio con l’Iran, così da renderlo impossibile su larga scala.  

Richard Perle James Woolsey


Benché la parola sia stata data a diversi fabbricanti di armi, dal Direttore di Raytheon a quello di Boeing, è stato necessario attendere la tavola rotonda “ Prevenzione e dissuasione “ per ascoltare i piani di guerra [7]. Star incontestata di questi strateghi da salotto, Richard Perle, il “principe delle tenebre” , si è librato nel suo brillante numero di retorica: “Una volta che l’Iran avrà armi nucleari, non sarà facile dissuaderlo o contenerlo. Non è facile minacciare di uccidere una vasta popolazione civile per ritorsione e, in ogni caso, è troppo tardi. Allora, quando l’Iran avrà la bomba? Non potete attendere le prove per prendere la decisione [8]”. Cosa fare? “ Attaccare con precisione per infliggere danni critici alle basi nucleari, con efficacia e rapidità. I bombardieri B2 e i missili da crociera possono farlo. Dovrà farlo Israele se è chiaro che c’è una minaccia alla sua esistenza. Israele dovrà farlo ed il Presidente (Bush) vi si aggiungerà”[9].

Riorganizzare le alleanze

La giornata di martedì è stata consacrata alle alleanze. Il primo argomento forte è stato la presentazione del nuovo concetto strategico di “riallineamento arabo [10]”. Dore Gold, Presidente del Jerusalem Center for Public Affaire, ha annunciato che gli stati della regione, creati dai Britannici a partire dalle province ottomane, avevano finito il loro tempo e che era venuto il momento di ridisegnare le carte. Poi ha spiegato che la linea di confronto non avrebbe più opposto Israele ai Paesi Arabi, ma gli occidentali ed i sunniti moderati agli sciiti.

L’ex capo di stato maggiore ed attuale consulente dello Shalem Center, Moshe Ya’Alon, ha sottolineato che, la rivoluzione iraniana del 1979 si è prodotta indipendentemente dal conflitto israelo-palestinese. Da allora è possibile spostare la linea di frattura dalla Palestina verso l’Iran , e aggiustare il concetto di “ shock delle civilizzazioni “ spostandolo da un confronto ebreo e cristiano contro i musulmani ad una guerra giudeo-cristiana-sunnita contro gli sciiti. E’ stato appoggiato dal Prof. Bernard Lewis, sempre felice di utilizzare la sua erudizione per giustificare le decisioni del momento. Con, prima, una descrizione della follia apocalittica del Presidente Ahmadinejad per il quale “la sicurezza di una distruzione reciproca non è dissuasiva, è un incitamento (a utilizzare la bomba atomica) [11]”.

Con foga, l’ex Direttore della CIA James Woolsey ha aggiunto che non bisognerebbe accontentarsi “di incursioni chirurgiche su due o tre basi (nucleari), ma che si deve“ distruggere il potere del Vilayat-al-Faqit “ (cioè il potere del Clero sciita). E proseguendo : “siamo chiamati e costretti a usare la forza contro l’Iran [12]”. Un’operazione che non può essere condotta che dagli Stati Uniti ed Israele poiché: “ mi sarebbe piaciuto che avessimo avuto una partnership con l’Europa, ma sono inorridito dal suo deterioramento. L’Europa si adatta alla Sharia e diviene incredibilmente affettata dal picco demografico dei musulmani [13]”.
Per concludere il Ministro della Difesa, Amir Peretz ha indicato che, tenuto conto delle evoluzioni politiche in Israele e nei Territori, Tel Aviv intendeva rilanciare i negoziati rinunciando alla sua tradizionale condizione preliminare di arresto del terrorismo [14]. 
Conviene dunque :

1. Regolare dapprima una serie di contenziosi che vanno dalla liberazione del soldato Gilad Shalit allo smantellamento dei recenti insediamenti;

2. Nell’arco di sei mesi, negoziare con ogni autorità che riconosca lo Stato d’Israele, ovvero il Presidente Abbas da oggi e Hamas se varca questa soglia, a proposito delle vie di comunicazione (apertura di un aeroporto a Dahanya, apertura di un passaggio tra la striscia di Gaza e la Cisgiordania , ecc). Si tratta di appoggiarsi volta per volta al piano Bush e al piano saudita;

3. Infine smantellare le organizzazioni terroriste e negoziare la soluzione a due Stati.

José Maria Aznar Natan Sharansky


Nel corso del pomeriggio, l’ex Presidente del Governo spagnolo Josè Maria Aznar (nella foto a sinistra) caldeggiava l’adesione di Israele alla NATO così da rinforzare la sicurezza dello stato ebraico e il suo non abbandono al centro del Medio-Oriente musulmano[15]. Una adesione che esige, ai suoi occhi, un cambiamento in Europa poiché il vecchio continente è attualmente sommerso dall’onda demografica musulmana. Tuttavia l’entusiasmo del sig. Aznar è stato temperato da Lord Charles Guthrie of Craigiebank, ex Capo di Stato Maggiore britannico, che ha obiettato che non è in corso alcuna procedura di integrazione dello stato ebraico nell’alleanza.

Nel corso della cena, il Ministro degli Affari Esteri e della Giustizia, Tzipi Livni - stella nascente della politica israeliana-ha annunciato che Israele si doterà prossimamente di una costituzione che gli permetta di affermarsi come uno “stato nazione ebraico“, basato su “la legge del ritorno” ( ovvero il diritto di immigrazione riconosciuto ad ogni ebreo della diaspora in virtù di un mandato biblico su “la terra promessa”) [16].
La proposta della sig.ra Livni deve essere comparata a quella degli Afrikaaners dell’Africa del Sud che riconobbero unilateralmente dei Bantu di modo che il loro paese, divenuto al 100% bianco, non potesse più essere accusato di apartheid.

Riconquistare il sostegno dell’opinione pubblica internazionale

Il martedì 23 Gennaio è stato consacrato all’approvvigionamento di Israele in energia ed al sostegno politico dell’opinione pubblica internazionale.
Molto stranamente questo secondo punto è stato introdotto in occasione del pranzo dallo scrittore statunitense Charles Murray. Già conosciuto per la sua teoria dell’inferiorità intellettuale e dell’inclinazione dei neri al crimine [17], egli ha sviluppato l’idea di una superiorità intellettuale degli ebrei. Secondo lui costoro avrebbero un quoziente intellettivo medio di 112 contro 100 per il resto dell’umanità. “perché gli ebrei hanno un quoziente intellettivo più alto degli altri? La risposta più semplice sarebbe dire che gli ebrei sono il popolo eletto da Dio ma sarebbe non considerare le realizzazioni scientifiche e la storia degli ebrei [18]” . La risposta a questa domanda delirante tenderebbe al fatto che questo coefficiente intellettuale che si pretende più elevato avrebbe permesso al popolo ebreo di durare e conservare il gene della sua cultura che favorisce il suo quoziente intellettivo. Applausi sostenuti dei generali sionisti.

Diversi interventi hanno ripreso allora dei propositi, primo fra tutti Alan Dershowitz. Il professore di diritto di Harvard e teorico della legittimità dell’uso della tortura, si è a lungo lamentato della spinta anti-israeliana nell’opinione pubblica internazionale. Egli aveva denunciato la “campagna antisemita “dell’ex Presidente Jimmy Carter, secondo il quale Israele praticherebbe l’apartheid in Palestina . E quella dell’ex Comandante Supremo della NATO il Gen. Wesley Clark, che dichiara “I passeri di New York stanno spingendo gli Stati Uniti alla guerra contro l’Iran [19].
A cena, l’ex vice primo ministro Nathan Sharansky (nella foto a sinistra) [20], ha messo in guardia l’assistenza quanto all’impatto delle accuse di crimini di guerra portate da Hezbollah contro Tsahal. Non si tratta semplicemente di difendere Israele, bisogna difendere Tsahal, ed anche difendere il Gen. Halutz, ha esclamato mentre si apprendeva la dimissione di quest’ultimo dalle sue funzioni di Capo di Stato Maggiore.  


Bernard Lewis


L’avvenire di Israele


La quarta ed ultima giornata è stata consacrata alle riforme interne da realizzarsi in Israele, specificatamente sul piano economico.
Concludendo questa lunga conferenza, il Primo Ministro Ehud Olmert ha fatto il punto su “la minaccia iraniana” ed il “riallineamento arabo [21]”.
Egli ha dichiarato: “il sostegno dell’Iran al terrorismo palestinese - attraverso un sostegno finanziario, la fornitura di armi e di tecnologia, a volte direttamente e attraverso la Siria -; l’assistenza iraniana al terrorismo in Iraq, la scoperta dei mezzi ricevuti dall’Iran attraverso Hezbollah durante la guerra in Libano e l’assistenza offerta ancora recentemente ad Hamas, hanno dimostrato a molti la serietà della minaccia iraniana[22]”. Nel frattempo “per quanto seria sia la minaccia iraniana, un attacco nucleare contro Israele non è in alcun modo imminente [23]”.

In altri termini tutto ciò che è stato detto in questi tre giorni sul genocidio nucleare a venire è pura propaganda che l’auditorio è pregato di ripetere ma di non credere, il solo vero motivo di risentimento è il sostegno alle resistenze in Palestina, Iraq e Libano. Il Sig. Olmert ha proseguito: “ questa attività ( di sostegno alle resistenze ) ha suscitato un fronte d’opposizione che include, con più o meno intensità, tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, degli Stati Arabi come l’Arabia Saudita, gli Stati del Golfo, l’Egitto, e la Giordania così come altri stati occidentali chiave come la Germania ed il Giappone [24]”.
Resta da sapere se questo “ fronte di opposizione “ passerà dallo stadio delle dichiarazioni d’intenti, ottenute sotto la minaccia di sanzioni economiche a quello dell’alleanza militare.


Thierry Meyssan (Giornalista e scrittore, Direttore di Réseau Voltaire)
Fonte: http://www.voltairenet.org
Link: http://www.voltairenet.org/article145047.html
02.02.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIORGIA



NOTE:

[1] « Hysteria at Herzliya » di Patrick J. Buchanan, Antiwar.com, 31 Gennaio 2007.

[2] « It’s 1938, and Iran is Germany, and it’s racing to arm itself with nuclear weapons. Same tendencies : to slander and vilify its victim in preparation for slaughter. Ahmedinijad takes his cue from Hitler, and no one cares. Every week he talks about erasing Israel from the map, and no one says anything. Sometimes the Jews don’t say that much. The big difference: is that Hitler embarked on the conflict and then tried to develop atomic weapons ».

[3] « L’ex primo ministro israeliano Netanyahu grida all’imposizione di sanzioni all’Iran », Xinhua ; « Netanyahu : Who will lead the effort against genocide, if not us? » di Gil Hoffman e « A Prime minister in wainting? » di Anshel Pfeffer, The Jerusalem Post, 22 Gennaio 2006.

[4] « Mobilizzazione contro l’Iran », Réseau Voltaire, 17 Novembre 2006.

[5] « La guerra monetaria États-Unis/Iran in sospeso », Réseau Voltaire, 19 Settembre 2006.

[6] « L’Iran è sulla difensiva, secondo un alto responsabile americano », AFP, 21 Gennaio 2007.
« US Undersecretary of State Burns : We have to confront Iran » di Sasson Tiram, The Jerusalem Post, 22 Gennaio 2006;

[7] « Shadow boxing with Iran » di Anshel Pfeffer et « Analysts optimistic that West will act » di Haviv Rettig, The Jerusalem Post, 22 Gennaio 2006.

[8] « Iran with nuclear weapons will not be that easily deterred or detained. The threat to destroy a large civilian population in a second-strike is not an easy threat to make, and anyway, by then it’s too late. So when will Iran have a nuclear weapon ? You can’t wait for all the evidence to take a decision. »

[9] « Precision attacks to critically damage the nuclear facilities, efficiently and quickly. B-2 bombers and cruise missiles can carry it out. Israel will have to do it if it’s clear that there is a existential threat. Israel must do it and this president will join in ».

[10] Experts at Herzliya Conference War of Global Jihad », Israel Faxx, 23 Gennaio 2007.

[11] « The “Mutual Assured Destruction” is not a deterrent, but an inducement to him ».

[12] « And if we use force, we should use it decisively, not execute some surgical strike on a single or two or three facilities. We need to destroy the power of the Vilayat al-Faqih if we are called upon and forced to use force against Iran ».

[13] « I wish we had a partnership with Europe, but I am afraid it is deteriorating (…) Europe is accommodating Sharia and becoming increasingly affected by the Muslim demographics in their countries ».

[14] « Peretz spinge il suo piano di pace con i Palestinesi », Reuters e « Il Ministri israeliano della Difesa vede Hamas come un eventuale partner nei negoziati », Xinhua, 22 Gennaio 2007. «« Peretz hints at Hamas talks before conditions met » di Ori Porat, The Jerusalem Post, 23 Gennaio 2007.

[15] « La NATO : un’alleanza per la libertà » di Cyril Capdevielle et « José-Maria Aznar è favorevole ad un bombardamento del Libano da parte della NATO », Réseau Voltaire, 6 Dicembre 2005 e 31 Luglio 2006.

[16] « Tsipi Livni per una costituzione israeliana », Comunicato dell’Ambasciata d’Israele in Francia, 29 Gennaio 2007.

[17] La Bibbia del razzismo ordinario negli Stati Uniti : Bell Curve : Intelligence and Class Structure in American Life di Charles Murray et Richard J. Herrnstein, Simon & Schuster Ltd, 1996. Vedi « Il Manhattan Institute, laboratorio del neo conservatorismo » di Paul Labarique, Réseau Voltaire, 15 Settembre 2004.

[18] « [Why do Jews have a higher mean of intelligence ? The simplest answer would be that Jews are God’s chosen people, but that would discredit all the scientific data and history of Jewish accomplishments »;

[19] « Hoelein: Deligitimization of Israel rising among US elite » par Haviv Rettig, The Jerusalem Post, 23 janvier 2007.

[20] « Natan Sharansky, ideologo della democratizzazione forzata », Réseau Voltaire, 24 Febbraio 2005.

[21] « Olmert: Nuclear Attack Not Imminent », Israel Faxx, 25 Gennaio 2007.

[22] « Iranian support of Palestinian terror – through financial support, provision of weapons and knowledge, both directly and through Syria – Iranian assistance of terror in Iraq, the exposure of the capabilities which reached the Hizbullah from Iran during the fighting in Lebanon and the assistance which they offered just recently to Hamas, have demonstrated to many the seriousness of the Iranian threat ».

[23] « As serious as the Iranian threat is, the threat of nuclear attack on Israel is by no means imminent ».

[24] « This activity has created an opposing front, which includes, in varying intensities, all the permanent members of the UN Security Council ; Arab states such as Saudi Arabia, the Gulf States, Egypt and Jordan ; and other key countries in the West, such as Germany and Japan ».






Mobilitazione sionista contro l’Iran


"Israele come stato ebraico costituisce un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per tutti gli altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove."

- Prof. Israel Shahak, ebreo israeliano e direttore della lega israeliana per i diritti umani e civili


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