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SIONISMO E CAPITALISMO: Dall’usura alla banca


Da IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO
di Dagoberto Huseyn Bellucci
(Capitolo 11) 


La storia dei popoli, come tutti ben sappiamo, è anche storia di commerci, di affari e di sviluppo di reti economiche che, da sempre, hanno caratterizzato lo sviluppo delle civiltà. In particolare i popoli del Mediterraneo hanno sfruttato la comune appartenenza a questo ‘mare chiuso’ per tessere rapporti commerciali e, in un modo o nell’altro, conoscersi. La tolleranza e il rispetto siamo convinti che passino soprattutto attraverso il ‘filtro’ dell’economia anche se, allo stesso modo, questa è stata motivo di violente invidie, gelosie, volontà egemoniche e conseguentemente guerre e scontri. Tutto ciò ha fatto parte della storia dei popoli, di qualunque latitudine e longitudine, di qualsivoglia razza o religione. Possiamo affermare senza smentite che tutte le conquiste militari, tutte i tentativi di espansionismo, tutti gli imperi dei tempi antichi come di quelli moderni unitamente a motivazioni ideali e di origine religiosa hanno essenzialmente nei fattori economici i principali impulsi di conquista e di dominio. Il problema che andiamo a sottolineare nel corso di questo capitolo (IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO di Dagoberto H.Bellucci, 11° capitolo – ndr), quello dei rapporti tra capitalismo moderno e sionismo (meglio ancora e ‘questione ebraica’), apparirà fondamentale per comprendere meglio l’essenza del materialismo moderni e lo sviluppo delle nostre società fondate sulle istituzioni bancarie e finanziarie.

E’ necessario innanzitutto ricostruire storicamente la nascita e lo sviluppo delle istituzioni che avrebbero costituito – secoli più tardi – le basi delle società capitaliste. Gli ebrei, popolo ‘distinto’ per auto-assegnazione di una missione storico-escatologica desunta dai testi sacri della ‘Torah’ e del ‘Talmud’, dovettero vivere in tempi antichi, successivi all’esodo dalla terra d’Egitto, in una condizione particolare, vittime essi stessi dell’esclusivismo religioso e del razzismo biologico che la propria casta sacerdotale imponeva loro. Sono infatti i precetti talmudici che imporranno all’ebreo il proprio carattere e le proprie attitudini. Il Talmud dà agli israeliti la certezza di questo ruolo privilegiato: “Solo voi Giudei siete uomini, mentre gli altri popoli dell’universo non sono fatti di uomini ma di animali” (Baba Mezia 144b), così come sempre questo libro ‘sacro’ sentenzia “Anche se i popoli del mondo somigliano fisicamente agli ebrei, essi somigliano loro soltanto come le scimmie agli uomini” (Keritoth 6b – 7a). Convinti fanaticamente di questa superiorità, gli ebrei incominciarono a sviluppare un’odio atavico verso il resto dell’umanità, coltivando una paura ancestrale della contaminazione e dell’assimilazione. Tutto questo direttamente fomentato dai sacerdoti di Giuda i quali elaboreranno speciali sanzioni e anatemi contro tutti i trasgressori che non rispetteranno le leggi ‘del sangue’ e il richiamo ‘della razza’ adempiendo così alla Promessa e al Patto con il Dio Unico Yahvè. Il timore di contaminazione che nasce da un così pressante insegnamento non può restare senza conseguenze.

La convivenza con le varie popolazioni viene considerata con repulsione e risulta pertanto carica di riserve mentali. E’ una convivenza, com’è facile intuire, irta di difficoltà e che l’ebreo affronta alla continua ricerca di un equilibrio tra forma e sostanza, tra la necessità di adeguarsi, di muoversi in mezzo agli altri senza dar troppo nell’occhio e la contrastante esigenza, per preservare la propria identità razziale, di mantenere costumanze del tutto particolari (1°):

Inevitabile che da questa doppiezza di fondo, da questa identità sempre celata, da questa ‘forma mentis’ nascesse e si sviluppasse un ‘modus vivendi’ difficilmente conciliabile con le esigenze di un popolo che, oltretutto, doveva guadagnarsi ‘sul campo’ il proprio diritto a costituirsi in entità nazionale. Nascerà quindi in questo contesto storico l’esigenza da parte delle comunità ebraiche di elaborare una strategia di sovvertimento costante (lento ma instancabile) dell’ordine costituito delle altrui comunità, degli altri popoli. Tale strategia si tradurrà inevitabilmente nella nascita di uno strumento atto a controllare l’economia dei popoli vicini e a modificare sensibilmente a proprio vantaggio le loro strutture sociali. Questo strumento sarà l’usura, un’odiosa forma lucrativa che, sfruttando il sudore del lavoro altrui, sarà la base del futuro dominio ebraico sul mondo. Entrando nel merito della questione monetaria possiamo notare come sarà proprio il popolo d’Israele a istituire per primo questa forma di prestiti con interesse, desumendone la legittimità da alcuni passi controversi della Torah sui quali ci soffermiamo solo per avere un quadro più completo della questione. “E’ possibile ai Goym (Gentili) prestare con interesse”. Dice chiaramente la nota n° 296 del quinto capitolo del Trattato Berachot del ‘Talmud di Babilonia’ così come, del resto, viene insegnato agli ebrei a violare le leggi non ebraiche con stratagemmi e macchinazioni (come riferisce il ‘Baba Kamà 113.a p.450 presente sempre nel Talmud babilonese).(2°)

La questione di ‘come’ e soprattutto ‘quando’ venne introdotta la pratica del prestito ad interesse è di vitale importanza per capire i meccanismi che, di riflesso, questa straordinaria perfidia, sottile e blasfema, vietata a tutti i popoli dell’antichità avrebbe prodotto. ‘Non si può comprendere come sia stata possibile la realizzazione storica di questa strategia monetaria – scrive il prof. Giacinto Auriti – se non si considera la fondamentale esperienza del popolo ebraico dopo la fuga dall’Egitto. Questo popolo si fermò e visse per quarant’anni nel deserto del Sinai, in un periodo storico in cui l’economia era prevalentemente agricola. Per sopravvivere non aveva altra alternativa che spendere il tesoro rubato agli egiziani, consumando definitivamente la ricchezza acquistata, ovvero trovare un espediente per appropriarsi senza costo dei beni prodotti dagli altri popoli. E’ storicamente provato che il popolo ebraico, invece di comprare merci mediante l’oro e l’argento, introducesse nel mercato come mezzi di pagamento i titoli rappresentativi dell’oro e dell’argento ed i mercanti stranieri erano ben disposti ad acquistare questi simboli monetari documentali (terafim, mamrè) in luogo delle monete metalliche, innanzitutto perché utilizzando i titoli rappresentativi evitavano il rischio di essere rapinati dai predoni e poi perché avevano nel simbolo il massimo affidamento, in quanto questa cambiale emessa dal componente il popolo israelita era garantita solidamente da tutta la collettività ebraica. Non ci si può spiegare infatti l’assoluta fiducia riconosciuta al simbolo cartaceo, così come se fosse stato esso stesso d’oro, se non si considera il poderoso influsso che ebbe nel popolo ebraico un fondamentale comandamento mosaico. Mosè infatti comandò al suo popolo l’obbligo del prestito reciproco in caso di bisogno e la remissione dei debiti ogni sette anni, in ricorrenza del cosiddetto anno sabatico (Deuteronomio 15, 1, 11). Da questo comandamento derivò dunque la responsabilità solidale di tutto il popolo ebraico a garanzia del pagamento del titolo di credito emesso da uno dei suoi componenti a favore degli stranieri.(3°)

In questa situazione dunque si sviluppa l’impianto usurocratico che determinerà l’affermazione di una mentalità e di una serie di tratti distintivi che circonderanno gli ebrei nel corso dei successivi secoli. Il principale atteggiamento dei popoli che si ritroveranno a contatto con Israele sarà di rifiuto e di difesa, considerando il carattere prevalentemente predatorio e vampiresco dell’ebraismo. “E’ relativamente difficile - scrive lo storico ebreo Saracini – almeno nelle nazioni dell’Europa occidentale e negli Stati Uniti, incontrare ebrei contadini: ne esistono pochissimi, infatti. E’ difficile, quindi, trovare ebrei in zone prevalentemente agricole: credo che non esista un solo ebreo, tanto per fare un esempio, in tutta la Valtellina. Eppure molti degli antichi ebrei erano dediti all’agricoltura, come gli antichi romani, gli antichi greci ecc, molti ebrei della Diaspora continuarono a essere contadini soprattutto in Spagna, in Sicilia e nell’Africa settentrionale, molti abitanti d’Israele sono oggi contadini, laboriosi ed efficienti: tutti abbiamo sentito parlare delle loro aziende agricole e conosciamo i loro prodotti eccellenti. Come mai gli ebrei hanno, in genere, cessato di dedicarsi all’agricoltura per ricominciare a essere contadini tanti secoli dopo? Le ragioni sono due. Se è vero che non pochi fra gli antichi ebrei erano contadini, è pure vero che essi erano dediti anche ad altre attività, tra cui il commercio, soprattutto a causa della posizione geografica della Palestina. La seconda ragione, che spiega meglio, è costituita proprio dall’antisemitismo: all’ebreo faceva paura, in parole povere, vivere in aperta campagna, lontano dai suoi correligionari, isolato in mezzo a gente malevola, quando non apertamente ostile”.(4°)

All’ebreo Saracini vediamo come riesca bene rivoltare la realtà della storia, omettendo come per fare un solo esempio gli ebrei tornarono all’agricoltura, creando i famosi kibbutz (le fattorie sioniste nate in Palestina nei primi anni del XX° secolo) esclusivamente perché fanaticamente convinti e inquadrati all’interno del più vasto piano generale di conquista di ‘Eretz Israel’. Se si fosse trattato di qualunque angolo della terra sicuramente nessun ebreo avrebbe mai assolto così scrupolosamente questa missione ‘biblica’, con determinazione e ostinazione. La Palestina rappresentava non dimentichiamolo mai la Terra Promessa, la Terra del Patto, quella che avrebbe sancito definitivamente l’unione tra Yahvè, il suo popolo e la sua terra. Riguardo poi ai motivi per i quali nessun ebreo si sarebbe sognato di lavorare territori estranei a Eretz Israele, indipendentemente dall’antisemitismo che loro per primi suscitavano (sebbene si debba parlare d’anti-ebraismo per chiarezza non essendo i soli ebrei di razza semita), questa è la riprova del ruolo fondamentale della Palestina ‘centro’ della religiosità ebraica. Nessun ebreo difatti in Russia o in Europa, negli Stati Uniti o in Argentina sentirà come propria questa nazione, né sentirà alcun effettivo legame con questa terra, tantomeno potrà condividerne le tradizioni, la storia, l’identità o i tratti tipici della cultura, della civiltà e della religiosità. Tutte queste nazioni potranno al limite essere sfruttate, depredate, utilizzate (nel migliore dei casi) quali basi operative della strategia di sfruttamento e di dominio mondiale. Abbiamo visto come l’establishment plutocratico sionista, il Gran Sinedrio Mondiale, si sia spostato nel corso dei secoli in diverse zone del pianeta. Dunque a questa situazione di oggettiva instabilità e mobilità del Supremo Direttorio Sionista doveva necessariamente corrispondere una analoga strategia di conquista determinata da efficaci strumenti: l’usura, il sistema monetario, la nascita del capitalismo pre-industriale, le istituzioni bancarie, l’industrializzazione e successivamente l’informatizzazione delle transazioni economiche. In effetti un’indagine seria della capacità di mimetizzazione dell’ebraismo cosmopolita nelle società Goym, nelle società dei non ebrei, dimostrerà come sia stata l’arma economica sulla quale il Sionismo ha edificato le sue conquiste. Il Vitello d’Oro dei tempi moderni, ieri franco francese, poi sterlina britannica attualmente dollaro americano, il Dio-Denaro che tutto investe e tutto determina è stata la chiave d’accesso del Sionismo ai ‘piani alti’ dell’establishment, il piede di porco con la quale sono saltate le casseforti di tutti i Governi e lo strumento determinante il dominio del pianeta da parte di questa razza di mercanti e usurai. Uno dei loro Profeti, Amos, oltre 800 anni prima di Gesù aveva ammonito che “Dio castigherà coloro che realizzeranno affari economici per mezzo di frodi”.

Questo insigne Profeta d’Israele predicherà al suo popolo funesti presagi causati dall’uso fraudolento dell’economia e del commercio. “Aumentare i prezzi, alterare le bilance, obbligare i poveri a vendere i loro averi’ saranno atti puniti da Dio Onnipotente” (vedasi il ‘Libro di Amos’ dell’ 8,4- 6, 9-12). Al contrario, anziché raccogliere quest’invito, il popolo israelita andò estendendo le sue trame e i suoi commerci illeciti. Nel corso dei secoli gli usurai ebrei hanno perfezionato le loro tecniche, affilato i loro stratagemmi, estendendo il loro potere dall’Asia all’Africa del Nord, dall’Europa fino all’America. Nelle questioni economiche e finanziarie secondo la casta sacerdotale rabbinica non poteva esistere morale, né etica. Cercheranno di dimostrare questo assioma i rabbini sefarditi Josè de La Vega e Josè de Pinto, mentre l’intera struttura talmudica incoraggiava alla corruzione e all’usura. La vendita di merci a prezzi molto elevati, le percentuali altissime sugli interessi, lo sbilanciamento dei mercati sarebbero da quel momento state considerate come azioni dettate dall’ingegno e dall’intelligenza ebraiche, strumenti di dominio e di potere. I Talmudisti affermano testualmente: Il giudeo che uccide un cristiano offre a Dio un sacrificio accetto” ed ancora “A chi uccide i cristiani è riservato il più alto luogo in paradiso”. “Considerate i cristiani - aggiungono inoltre siffatti dottori – come bestie ed animali feroci e trattali come tali. Mettete il vostro ingegno e il vostro zelo in distruggere i cristiani, si proclama cosa lecita fare uso della frode, della menzogna e perfino dello spergiuro per fare condannare in giudizio un cristiano”.(5°)

Da queste premesse nasce e si delinea il tipo umano definito ‘homo oeconomicus’, quello che la teoria liberista innalza propriamente per le sue rare capacità affaristiche e finanziarie. Tale tipo biologico si identifica con un gruppo etnico che quelle attitudini ha sviluppato in tutti i suoi membri, allo stesso modo che, costituendo l’attitudine guerriera il valore limite della società, e il criterio di selezione delle gerarchie, la razza germanica che tali attitudini possedeva più di ogni altra identificandosi con l’Homo Bellicus si troverà ovunque come classe dirigente organizzata in nobiltà europea. Allo stesso modo la razza semitica ebraica si identifica nel tipo più dotato affaristicamente e pertanto costituisce di fatto l’aristocrazia finanziaria in tutto il mondo industrializzato sia in Oriente che in Occidente.(6°)

Una domanda scontata e logica, a questo punto, sorge spontanea. Sarebbero solamente gli ebrei i detentori delle ricchezze finanziarie mondiali, sarebbero esclusivamente i ‘figli d’Israele’ a manovrare indisturbati Alta Finanza e Mercati, a provocare crisi borsistiche e svalutazioni dei titoli? Non è forse più logico e onesto dire che – accanto a questa schiera di ebrei (nutrita e rapace) – siedono pseudo Gentili (cattolici, protestanti, ortodossi, mussulmani, buddisti, indù e quant’altro)? A queste domande abbiamo in parte già dato una risposta nei capitoli dedicati alla Massoneria, ai suoi obbiettivi e alla sua connotazione di ‘ponte’ tra società cristiane e establishment sionista. Unitamente alle attività lucrative gli ebrei dovettero necessariamente stabilire delle alleanze di tipo ‘tattico’ (come quella determinata dalla nascita dell’eresia protestante) non di meno, come scrive il De Heekelingen: “L’esagerata avidità degli ebrei, così contraria ai precetti del cristianesimo, dava loro un vantaggio illecito sui commercianti cristiani, stabilendo così un dissidio insanabile perché basato su due concezioni opposte. I precetti talmudici, infatti, permettevano agli ebrei di trattare gli affari in un modo che dai cristiani era considerato non soltanto reprensibile, ma anche immorale”.(7°)

A monte dunque di questa assoluta conquista dei mercati vi sono secoli e secoli di usura e di interessi maturati sul capitale, di attività commerciali inserite in un circuito strettamente chiuso, dove i non ebrei non erano ammessi, dove i soldi e in generale tutti gli affari della comunità restavano sempre e comunque nelle mani dei suoi appartenenti, passando di padre in figlio in una catena di trasmissione basata sui valori della razza e della fede mosaica. In particolare noi crediamo necessario per focalizzare ancor più chiaramente il problema dell’influenza ebraica nello sviluppo di un determinato ‘tipo umano’ prendere – a questo punto – in considerazione quanto lucidamente andava analizzando Werner Sombart, in una delle sue opere fondamentali dedicate nel 1911 al problema della relazione fra ebrei e vita economica. Ha scritto lucidamente il grande economista tedesco che, per esempio “quelli che han cercato di dare una risposta a tali questioni si sono attenuti a schemi vaghi, a luoghi comuni superati: ‘costrizioni esterne’, ‘attitudini speciali per il commercio e il traffico’, ‘assenza di scrupoli’ – sono alcune delle espressioni superficiali offerte come risposta a una delle problematiche più delicate che ci propone la storia universale”.(8°)

Senza alcun dubbio quanto suggerisce il Sombart è reale e di fondamentale importanza, un pò – per dirla con il più illustre dei nostri poeti, Dante Alighieri – come l’avvertimento alle nazioni: “Uomini siate e non pecore matte, si che di voi, tra voi, l’ebreo non rida”. Il problema dell’ora presente è lo stesso identico problema che si sono sempre posti i principali uomini politici che – nel corso di secoli e secoli – hanno dovuto affrontare la ‘questione ebraica’. Così, se fondamentale sarà l’aver presente il ruolo disgregante e sovversivo svolto dall’ebraismo sul piano sociale e politico, necessario sarà – a maggior ragione – l’analisi lucida del ruolo che nell’economia questa forza distruttrice ha svolto, con tenacia, con determinazione, senza recedere dai suoi obbiettivi di un sol passo. Adattandosi a tutte le intemperie politiche e sociali, Israele ha saputo ‘scivolare’ via – come l’olio nell’acqua, senza mescolarsi, senza assimilarsi, con una forza di resistenza e un’esclusivismo tale che – de facto – ne fanno il popolo eterno, degno perciò ‘comunque’ della nostra ‘stima’. Chiariamolo gli Ebrei sono determinati, decisi, cinici e spietati quanto si voglia ma hanno conservato – per oltre tremila anni – la loro forma razziale oltre ad una fede esclusivista che ne caratterizzano il percorso esistenziale-escatologico fornendoci il miglior esempio di Volontà e di Dedizione, di Tenacia e Unità. Insofferenti a tutte le leggi e a tutti i sistemi sociali, questa comunità di individui ha saputo perciò attirare su di sé quantomeno la nostra considerazione: degni dunque di tutto il nostro rispetto. Sono – intendiamoci – il ‘nemico di razza’, l’altro, l’alter ego del gregge belante dei popoli Goym, incapaci solamente – allo stato attuale – di accorgersi di quanta strada li separi dai ‘perfidi Giudei’ di pre-conciliare memoria. “Un popolo si leva, un altro sparisce, ma Israele rimane in eterno” auspica e sentenzia superbamente il loro ‘Midrash’ nel salmo XXXVI°. La storia ha dimostrato come questa nazione maledetta dai Profeti e dalle genti abbia saputo, ciononostante, conservarsi e preservarsi in piedi, lasciandosi dietro rovine e miserie, imperi e domini, repubbliche e civiltà, considerando ‘del resto’ la sua missione storica. Non si dimentichi le Sacre Scritture, non si scordino i passi dell’Apocalisse né i versetti del Sacro Corano che – in proposito - sono assai eloquenti. Così come lo sono sull’influenza ebraica nell’economia, sul dominio prossimo venturo d’Israele sulle nazioni, sulla venuta di colui che i cristiani identificano con l’Anticristo (nato dalla relazione adultera tra un prete e una prostituta ebrea) e che i mussulmani riconoscono in Abu Shuffyani, l’annunciatore di ‘el Shaytan’. ‘Dunque’ era destino: era storia e metastoria, leggi di natura e leggi metafisiche che Israele sopravvivesse e estende i suoi tentacoli. Scrive in proposito il Batault nel suo volume dedicato alla questione giudaica: “Nel momento in cui l’ellenismo trionfava, la sua antitesi, il giudaismo, iniziava nell’ombra la sua marcia sul mondo. Poiché i successi e la vittoria delle concezioni giudaiche hanno segnato la decadenza e la rovina del mondo antico, si è pienamente legittimati a sostenere che i Giudei non hanno introdotto nella civiltà antica altro che il fermento più potente della sua dissoluzione. Alla sensibilità degli antichi, così aperta, comprensiva, tollerante, l’esclusivismo giudaico appariva una mostruosità, l’intolleranza, questa invenzione, questa virtù giudaica, riusciva a loro totalmente incomprensibile”.(9°)

Ed avvenne così che i germi della dissoluzione distruggeranno alle fondamenta il mondo dell’Ellade e della Romanità, utilizzando proprio la tolleranza che questi riservava loro. Il fattore che maggiormente aprì le porte della conquista mondiale al popolo d’Israele fù, lo ribadiamo, quello economico, non il solo ma senza dubbio, il più evidente. Sin dall’antichità i popoli utilizzavano il commercio, i romani coniavano monete e Cesare andava a prestito sin da allora dalla potente colonia ebraica che – da diversi secoli - stazionava sulle rive del Tevere. Ma in un determinato momento avveniva quello che, come ha descritto il prof. Auriti lucidamente, appare come un’autentico transfert dalla ricchezza reale alla sua rappresentazione formale. Meglio ancora dai beni materiali (alimenti, bestiame, case, terreni, attrezzi, macchine, strutture di produzione) il valore effettivo passava al denaro, alla moneta prima, alla cartamoneta poi, al ‘simbolo’ di questo. Nemmeno l’oro è una ricchezza reale, ma comunque costituisce da secoli un parametro per determinare un valore della ricchezza. All’oro, alla ricchezza materiale dei beni si sostituì progressivamente l’invenzione giudaica del titolo rappresentativo di queste, il titolo che - come abbiamo già visto - veniva accettato perché sostitutivo del bene e perché garantito dall’intera comunità ebraica. “Nel già complesso sistema che lega fra loro i tre momenti essenziali dell’economia - produzione, trasferimento e consumo dei beni - il danaro interviene a tutti e tre i livelli, penetrandovi, uscendone, moltiplicandosi, svanendo, secondo le leggi misteriose e incomprensibili ai più. Se la produzione si accresce o cala, se gli scambi sono difficoltosi o bloccati, se il consumo aumenta o diminuisce, il perché - bene o male - tutti possono in fondo riuscire a vederlo o intravederlo. Ma se il danaro oggi abbonda, e costa poco, mentre domani scarseggia e costa molto, l’esatto ‘perché’ sfugge non solo al grosso pubblico, ma spesso alla stessa parte più responsabile e consapevole della classe politica”.(10°)

La stessa situazione si pose, ancor più evidente, a quanti si trovarono ad operare nei momenti storici nei quali l’usurocrazia ebraica iniziava l’edificazione del suo impero. Ad una fase di capitalismo mercantile si passò verso la metà del XIII° secolo ad una fase di capitalismo bancario-commerciale, fondata sui primi banchi dei pegni e sulle prime transazioni ‘scritte’ di denaro. Nasce in questo periodo la figura chiave del mercante-banchiere. L’operato di questi banchieri ante litteram non doveva discostarsi di molto da quello dei loro attuali eredi: evitando accuratamente di muovere ingenti somme di denaro da una parte all’altra dell’Europa e del Mediterraneo, i tenutari di un banco di pegni ritennero più opportuno firmare lettere di credito o ‘di pegno’. Da questi il nome appunto di banco di pegni’ tutt’ora esistente sebbene meno diffuso che un tempo. Tra le famiglie che maggiormente si misero in luce, in questo periodo, si deve ricordare quella dei Warburg (attualmente potente espressione della plutocrazia sionista) conosciuta con il nome di ‘del Banco’ quando prestavano ad interessi salatissimi in quel di Pisa nel momento di maggior splendore della cittadina toscana (nel 1200 periodo delle repubbliche marinare).

Abbandoneranno Pisa e poi l’Italia verso la metà del XVI° secolo per spostarsi nell’Europa centrale, in Germania, dove assisteranno - certamente non in disparte - alla nascita dell’eresia protestante. A questa illustre famiglia di strozzini si devono successivamente la costituzione della Federal Reserve (in effetti la Banca Centrale degli Stati Uniti ma nella realtà di proprietà delle famiglie che possono - per suo tramite - controllare le altre banche, emettere moneta, sfruttare l’intera economia di quel paese) e, mediante una loro creazione la banca ‘Kuhn Loeb and Company’, il finanziamento della rivoluzione bolscevica del 1917.

Ma, a questo punto, ci chiediamo assieme al Sombart: per effetto di quali circostanze esteriori gli ebrei sono riusciti a sostenere un ruolo tanto preminente nella formazione del sistema economico capitalista? Per risolverla, occorre analizzare la particolare condizione riservata, dalla fine del XV° secolo, agli ebrei dell’Europa Occidentale e dell’America. Condizione da loro mantenuta durante i tre o quattro secoli successivi, ossia nella fase di formazione del capitalismo moderno. Qual è l’elemento caratteristico di tale condizione? La rappresentava in termini generali il Governatore della Giamaica, scrivendo al Segretario di Stato, il 17 Dicembre 1671. Era dell’opinione che Sua Maestà non potesse avere sudditi migliori degli Ebrei. Costoro disponevano di molti beni e relazioni. In effetti questi due tratti distintivi (ricchezza e relazioni) da loro posseduti spiegano gran parte del vantaggio di cui gli Ebrei godevano rispetto agli altri gruppi sociali. Io individuo perciò quattro circostanze, le quali hanno concorso (e concorrono) in modo determinante a far sì che gli Ebrei assumessero nella vita economica l’importanza a noi nota: 1) la diffusione nello spazio; 2) la condizione di stranieri; 3) lo status imperfetto di cittadini; 4) la ricchezza.(11°)

In queste condizioni e, soprattutto, in questo contesto si sviluppò l’assalto sionista alle casseforti del potere economico europeo per poi caratterizzarsi nella forma compiuta della democrazia plutocratica statunitense (il paese che certamente l’establishment ebraico controlla meglio e del quale si è impadronito sin dalla sua fondazione). Il capitalismo bancario, precursore di quello finanziario moderno, nasce proprio da queste condizioni particolari. Ora il problema è: cosa s’intenda per capitalismo? Differenti interpretazioni della questione capitalista sono state inquadrate da attenti economisti e da studiosi e storici anche di valore. Nonostante tutto le sue caratteristiche, come sistema economico fondato sul ruolo determinante della classe borghese, il capitalismo moderno si distingue essenzialmente per le sue finalità lucrative, intese quindi allo sfruttamento di uomini e mezzi per il solo scopo di un guadagno, di un interesse. Karl Marx chiamava l’usura plusvalore. Questo plusvalore non è altro che il guadagno che, attraverso speculazioni e tassi d’interesse, il sistema economico produce al solo vantaggio esclusivo di una ristrettissima cerchia di beneficiari. La produzione nel sistema capitalista non è affatto considerata sulla base delle esigenze di una comunità, né mira al benessere diffuso. Il denaro circola esclusivamente sempre nelle mani di ignoti speculatori, e - con l’avvento dell’informatica e delle transazioni internazionali via web, via Internet – questa situazione paradossalmente si è radicata con più vigore producendo i drammatici effetti della cosiddetta Globalizzazione. La libera circolazione di merci e denaro, la libertà commerciale, quella del mercato delle imprese non assecondano più i fini della comunità, né quelli dei Governi (i cui disavanzi e conti in rosso sono generalizzati e inarrestabili) ma soltanto un piccolo numero di magnati della Finanza e dell’Imprenditoria.

Alla base delle società capitaliste si possono rintracciare alcuni elementi comuni che noi distingueremo per importanza in:

  • a) la proprietà privata
  • b) la libera concorrenza commerciale
  • c) la creazione di trust industriali e/o imprenditoriali e infine
  • d) la nascita delle società per affari o S.p.A

Ognuno di questi elementi costituisce inevitabilmente la condizione necessaria per l’affermazione di un sistema economico capitalista, ne sono cioè i pilastri e - insieme - i meccanismi che ne regolano la sopravvivenza. In effetti mai sistema di sviluppo si è dimostrato così regolare e allo stesso modo a rischio continuo di rigetto di quello capitalista. Il rigetto nasce quando una comunità nazionale si riappropria della sua sovranità monetaria e commerciale, quando cioè sono recise le catene della morsa usurocratica internazionale. Secondo l’economista tedesco Lujo Brentano, della scuola socialista, “il capitalismo moderno è sorto come antitesi all’economia feudale, e questa è derivata necessariamente dall’economia naturale non appena gli imperi e i possedimenti diventarono così estesi da non poter più essere amministrati da un organo centrale. L’economia naturale ha questo di caratteristico, che ogni singolo organismo economico produce esso stesso tutto e soltanto ciò di cui ha bisogno. Non vi è perciò alcun motivo di acquistare beni o servizi altrui, e i mezzi di produzione disponibili non possono neppure essere utilizzati per produrre beni da vendere agli altri”.(12°)

Il capitalismo così inteso si muove nella direzione opposta, cioè esclusivamente proiettato verso l’esclusivo obbiettivo del profitto. In una società dove proprietà privata, libera concorrenza, trust’s e multinazionali non avessero diritto di cittadinanza si svilupperebbero i segni di quella che Brentano definisce l’economia naturale. ‘L’elemento economico (attinente all’ordine dei mezzi, quindi caratterizzato dalla strumentalità) deve essere subordinato al principio politico (attinente all’ordine dei fini). Scrive Maurizio Lattanzio – L’organizzazione statuale - riprendendo lo schema tracciato da Franco Freda ne ‘La Disintegrazione del Sistema’ - si configura come Stato Popolare, forma di comunismo aristocratico di tipo spartano e di ispirazione platonica, caratterizzato dall’abolizione della proprietà privata in ogni sua forma di manifestazione.’(13°)

Eliminando il diritto alla proprietà privata si priva l’individuo dello strumento primo di destabilizzazione delle radici comunitarie della società. Una società autenticamente improntata a forme di comunismo aristocratico assolverà i compiti di sviluppo economico decisamente meglio e in maniera più efficace di qualsivoglia sistema di sviluppo. Il marxismo, per fare un solo esempio, mirante la costruzione di un sistema basato sull’indifferenziata attribuzione del benessere materiale all’intera società civile, nella prospettiva dell’estinzione dello Stato, ha sradicato la comunità di popolo e accentrato il potere nelle mani di una esigua minoranza di burocrati. Lo stato socialista di Lenin - uno stato ‘strumentale’ perché destinato all’autodisintegrazione - divenne ben presto lo strumento per consolidare il dominio della burocrazia di partito, contro il popolo e contro lo stato. Lo stato di Lenin era in effetti destinato al fallimento, perché la sua concezione era quella propria di una sovrastruttura, di un semplice apparato repressivo-burocratico destinato appunto a finire ‘nella spazzatura della storia’. L’alternativa praticabile, il modello ideale di uno stato dove il lavoro sia autenticamente utilizzato per assicurare la copertura del fabbisogno materiale della comunità e non interessi e plusvalore, risiede nei vari esempi di organizzazione socio-economica offerti dal mondo della Tradizione. Lo Stato, e non il sistema economico, è il luogo di manifestazione di valori assoluti, cioè ab-soluti, ‘sciolti’ dalla contingenza e sottratti alla mutevolezza delle entità soggette al divenire. Il vertice ontologico-metafisico si proietta nello ‘spazio’ del Politico assumendo la ‘veste’ della forma/Stato.’(14°)

Nelle società capitaliste invece il feticcio lavoro serve quale strumento di dominio dei sindacati, i quali dopo aver svolto il ruolo di gendarme all’interno del mondo operaio sono rifluiti nel loro reale alveolo borghese adoprandosi a livello di lobby e a difesa di interessi superiori. Il Sindacalismo è la resa alla condizione di servo. Si può leggere in un documento diffuso in Europa dal Movimento dei Musulmani Europei dei ‘Murabitun’ - I sindacati non dicono: perché dobbiamo lavorare per un salario? La loro preoccupazione principale è l’elevazione dei salari per coloro che occupano un impiego. Non risolveranno giammai il problema della disoccupazione perché ammettono, di fatto, la legittimità dell’esistenza di un sistema bancario che condanna i lavoratori a essere ‘impiegati salariati’ che non potranno mai avere un’attività propria, indipendente. I sindacati invece di lottare per la classe lavoratrice sono la garanzia dell’esistenza permanente di questa classe. Esistono per assolvere questa funzione.(15°)

Dunque l’uomo moderno si ritrova schiacciato da questa tenaglia, spietata e legalizzata, tra usurocrazia bancaria (la banca è la rappresentazione vivente della vitttoria sionista, l’affermazione dello spirito di ebraicità del mondo moderno) e sindacalismo funzionale al Sistema stesso. Al di sopra, l’Internazionale Ebraica, che ‘recluta’ sapientemente gli stupidi Goym nelle proprie file, assecondando i loro bassi istinti materialisti con promesse di ‘successo’, carriera e sete di potere. Un potere fittizio e ininfluente, ‘lasciato’ gestire ‘su mandato’ dall’Establishment Sionista. Il ‘Jewish World’ di Londra, del resto, chiarì palesemente quale doveva essere l’obbiettivo finale del Sionismo, in un articolo del 9 Febbraio 1983 scrisse: “Il grande ideale del Giudaismo è che il mondo intero sia imbevuto degli insegnamenti ebraici e che una Fraternità Universale delle nazioni faccia scomparire tutte le separazioni di razza e di religione”.(16°)

Che tradotto appare proprio come il Governo Sionista Mondiale così come elaborato nel fondamentale documento dei ‘Protocolli dei Savi Anziani di Sion’, una lucida testimonianza di strategia operativa e di conquista del dominio planetario che - alla luce degli avvenimenti storici dell’ultimo secolo - appare assolutamente vero, realistico e concreto. Se infatti le istituzioni bancarie-finanziarie sono il sostegno e le basi sulle quali poggia il sistema di sfruttamento plutocratico sionista, non da meno saranno altri strumenti a determinare il reale potere esecutivo della Plutocrazia Sionista. Fra questi senz’altro l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) che, come avremo modo di descrivere meglio in altra sezione del presente lavoro, rappresenta solamente l’embrione dell’esecutivo mondialista che necessariamente verrà intronizzato a Gerusalemme secondo le scritture. Come ha scritto l’avvocato ebreo newyorchese Henry KleinLe Nazioni Unite sono Sionismo. Esse sono il super Governo menzionato molte volte nei Protocolli dei Savi Anziani di Sion promulgati fra il 1897 e il 1905”.(17°)

Ecco dunque perché sarà opportuno soffermare la nostra attenzione, anche nel prossimo capitolo, sulla base della piramide capitalistica. ‘Lo straordinario significato assunto dall’internazionalismo ebraico per lo sviluppo della vita economica moderna viene chiaramente illustrato da un immagine, impiegata duecento anni fa da un acuto osservatore in uno studio sugli ebrei - un’immagine che ancor oggi conserva intatta la sua freschezza. Si legge appunto in una corrispondenza apparsa su ‘The Spectator’ del 27 settembre 1712: “They are so disseminated through all the trading Parts of the World, that they are become the Instruments by which the most distant Nations converse with one another and by which mankind are knit toogether in a general Correspondance: they are like the Pegs and Nails in a greatBuilding, which, though they are but little valued in themselves, are absolutely necessary to keep the whole Frame togheter”.(18°)

Da questo prioritario ruolo di trade d’union fra i principali investitori e esponenti del gotha dell’Alta Finanza, gli ebrei arriveranno a delineare e elaborare l’esatta struttura del sistema bancario così come lo concepiamo attualmente. Il sistema bancario, del quale abbiamo più volte parlato, poggia su un assurdo giuridico e su un esproprio di capitali, sottratti al popolo e delegati ad un’entità che tutti conosciamo ma che - nella realtà – non esiste, almeno giuridicamente – ossia la Banca Centrale. Intendiamoci meglio, se di usura legalizzata spesso si è parlato per definire il sistema bancario moderno, ancor più nettamente ci si deve riferire all’assurdità di uno stato che autorizza l’esistenza di istituti di credito privi di scrupoli nel determinare tassi d’interesse degni del peggior strozzino di razza.

La Banca è un’istituto immorale e privo di qualsivoglia etica. Parlare di etica bancaria è sicuramente la più grande menzogna che si possa fare. Le banche speculano con denaro reale altrui sul quale pagano tassi d’interesse che loro stesse fissano. Inoltre l’assurdo del meccanismo usurocratico bancario è proprio quello che le banche speculano su denaro altrui che spesso rende loro due volte: è il principio dell’emissione della cartamoneta descritto precedentemente dal prof. Giacinto Auriti. Del resto se Thomas Jefferson poteva scrivere in una lettera a John Adams ‘credo sinceramente come voi che le istituzioni bancarie siano più pericolose di un esercito in campo’ qualcosa di anormale in questo sistema era stato avvertito con largo anticipo prima che questi assumesse l’immenso potere attuale. Si pensi al fatto che da molti decenni non esiste alcuna copertura aurea all’emissione (sproporzionata) di cartamoneta, ciò praticamente in tutti gli stati del globo. Nel momento storico chiave del passaggio da un capitalismo industriale ad uno finanziario, in specie da quando le Banche Centrali hanno incominciato a emettere autonomamente banconote, il potere dei Governi è cessato di esistere. Per comprendere meglio questo intricato meccanismo, ‘diabolico’, perfidamente diabolico ci atteniamo a questa breve spiegazione del Dr. Gozzoli: “Poniamo che l’amministrazione di Washington necessiti di cinque miliardi di dollari. Si rivolge allora alla Federal Reserve Bank di New York e questa emette il prestito. Ma dove prende il denaro la Federal Reserve? Essa non fa altro che ordinare all’U.S. Bureau of Printing and Engraving di stampare rotoli di varia pezzatura – da 10, da 50. 100 dollari – per un totale di cinque miliardi. Stampato il denaro entra nelle casse della Federal Reserve al solo costo di carta e inchiostro. Allo stesso tempo, il Governo degli Stati Uniti stampa cinque miliardi di bond statali (cioè di obbligazioni governative a lungo termine) e le passa alla Federal Reserve: in sostanza firma cambiali (in gergo commerciale americano I.O.U. - I owe You , ‘io ti devo’). In più dall’anno tesso di emissione, comincia a pagare gli interessi. A conclusione dell’operazione, il Tesoro degli Stati Uniti ha un nuovo conto di 5 miliardi di dolari giacente nelle casse della Federal Reserve, la Federal Reserve è più ricca di 5 miliardi di dollari e, gli Stati Uniti più indebitati di 5 miliardi di dollari: la Federal Reserve senza spendere una lira, il popolo americano al costo di altissimi interessi che si perpetuano per anni”.(19°)

Identica cosa avviene ovviamente in qualunque altra nazione, europea o asiatica, africana o sudamericana. La grande stretta usurocratica che detta le condizioni ai Governi e ne dirige le politiche, le riforme economiche e sociali, così come il varo di leggi e di provvedimenti che favoriranno lobbye di speculatori e di pescecani della Finanza Occulta, rappresenta l’autentico deux et machina, il motore invisibile del sistema plutocratico. Unitamente a questa azione di indebitamento di intere nazioni, il sistema bancario plutocratico investendo della propria presenza la vita sociale e economica di un paese lo depreda lentamente senza che questo neanche se ne renda conto. Ecco che, prendiamo il caso Italia, l’indebitamento delle nazioni assume proporzioni assurde, frutto di speculazioni piratesche e di manovre finanziare sporche dietro le quali si cela una onnipresente Finanza strutturata in seno all’oligarchia mondialista. Lo stato di indebitamento del cosiddetto Terzo Mondo del resto funge anche da cassa di compensazione della massa monetaria circolante, in questo modo tutti i paesi indebitati riescono a contenere le spinte inflattive che inevitabilmente assumerebbero proporzioni insostenibili qualora si concentrassero ed esercitassero la loro pressione sui soli paesi occidentali. La bolla speculativa della quale parla da anni l’economista statunitense Lyndon La Rouche se palesata mieterebbe molte più vittime – anche all’interno del sistema capitalistico occidentale – di quante se ne potrebbe immaginare. Al vertice di questa piramide finanziaria, come avremo modo di osservare meglio nel prossimo capitolo, si situa l’Istituzionalità Occulta Sionista, proprio per la predisposizione e la capacità di questi ultimi (gli ebrei) nei commerci e negli affari. Gli ebrei sono individui pratici e allo stesso fanatici: ‘non è sufficiente constatare che in qualsiasi tempo e luogo sanno servirsi della rivoluzione, bisogna anche riconoscere imparzialmente che essi sanno servire la rivoluzione con una fede e un disinteresse senza eguali’.(20°)

La loro tenacia nello sviluppo di una rete di istituti di credito internazionali collegati al Kahal Supremo e al servizio permanente effettivo del Sionismo ne fanno degli oggettivi esempi di forze al servizio della Sovversione, così come si accorsero sin dall’inizio del secolo XX° le popolazioni dell’Europa Orientale, in particolare i russi dove, in quel periodo, incominciò a circolare un’opera ‘I Protocolli dei Savi Anziani di Sion’ della quale torneremo a parlare. Come scrive l’ebreo Joseph Kanstein: ‘I russi si chiesero per quale ragione gli ebrei non si mescolassero con il resto del popolo, e giunsero alla conclusione che nei loro segreti Kahal possedessero una forte riserva, credettero all’esistenza di un Kahal mondiale’. Ma questo Sinedrio Mondiale dove risiedeva e quale influenza poteva assumere senza il sostegno della Finanza Sionista? Era ovviamente l’America il principale centro di diffusione del dominio sionista perché erano gli Stati Uniti il paese massimamente ebraicizzato nei costumi e nei propri usi. In questa ‘terra promessa’ ebrei e protestanti edificheranno quella piramide plutocratica assecondando a loro modo i dettati dell’ortodossia talmudica sionista. Non dovrà pertanto sorprendere che il fatto che lo stato-pirata d’Israele sopravvive solo ed esclusivamente grazie al sostegno finanziario delle organizzazioni ebraiche americane e del mai disinteressato contributo economico di quei ‘cristiani sionisti’ annoverati nelle numerose congregazioni protestanti che dominano la vita degli Stati Uniti (pensiamo all’American Jerusalem Temple Foundation. AJTF in California, oppure all’American Forum for Jewish-Christian Understanding in Pennsylvania). Soprattutto queste organizzazioni hanno obbiettivi e finalità coincidenti al più fanatico Sionismo: dalla distruzione della mosche di ‘Al Aqsà’ fino alla riedificazione del terzo Tempio di Gerusalemme, in quella che appare una radicale estremizzazione delle Sacre Scritture. ‘Un organismo investigativo americano l’EIR , ha raccolto informazioni su alcuni dei soci statunitensi della Fondazione (l’American Jewish Temple Foundation n.d.a). Uno di questi è il pastore della Chiesa Battista di Houston, Texas, James De Loach. Di lui Doug Krieger, in un colloquio telefonico, ha detto: “Voi sapete che il reverendo De Loach e i suoi compagni erano in uno dei tunnel quando certi giovani tentarono, sapete, un attentato contro il tempio mussulmano. Noi (l’AJTF) abbiamo pagato le spese legali’ L’allusione si riferisce probabilmente a ‘due complotti di miltanti ebraici sventati nell’81 e nell’84 per fare saltare la moschea di Omar’ secondo quanto riportava il ‘New York Times del 13 agosto 1988”.(21°)

Dunque da questa nostra prima indagine appare evidente e coincidente la sfera d’interessi che Capitalismo Cosmopolita e Usurocrazia Ebraica da un lato, Ideologia Sionista e Etica Protestante dall’altro lato hanno sviluppato nell’arco di oltre tre secoli, edificando un mostruoso sistema di spoliazione delle ricchezze mondiali che tutti quanti conosciamo con il nome di sistema bancario e alta finanza. E se i signori della Finanza Occulta sono usciti allo scoperto evidentemente credono di avere in mano quel poker d’assi che consentirebbe loro di chiudere la partita e arrivare a edificare finalmente - dopo tremila anni di attesa fanatica, lucida e paziente, – quel Governo Unico Mondiale dal popolo eletto tanto agognato. Ma come si sa, non stiamo affatto parlando di una partita a poker, né siamo così certi che questi oligarchi siano stati ‘serviti al meglio’, a ‘volte’ si può anche ‘sbagliare’ mano. Certamente dovevano pensarla così molti precursori dell’attuale sistema capitalistico. “L’Alleanza Israelitica Universale non si arresta al solo nostro culto, essa si indirizza a tutti culti. Essa vuole penetrare tutte le religioni come essa penetra in tutti i paesi”.

Isaac Moise Cremieux detto Adolphe Fondatore dell’Alleanza Israelitica Universale – in un articolo apparso nel 1861 sulla rivista dell’Alleanza ‘Les Archives Israelites’: “Il popolo ebraico, considerato nel suo insieme, sarà esso stesso il suo proprio Messia. Dominerà il mondo intero, conseguendo l’unificazione delle razze umane, la soppressione delle frontiere e delle monarchie, baluardi del particolarismo. Stabilirà una repubblica universale che accorderà a tutti gli ebrei un defintivo diritto di cittadinanza”.

Lettera del rabbino Baruch-Levy a Karl Marx “Trecento uomini di cui ciascuno conosce tutti gli altri, governano i destini del Continente europeo e scelgono i loro successori nel loro entourage”.

Walther Rathenau, industriale e uomo di stato tedesco (1867-1922) Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Weimar, dichiarazione del Febbraio 1922, quattro mesi prima di essere ucciso: “La sopravvivenza del popolo ebraico, oggigiorno, mi preoccupa molto di più che non nei momenti oscuri del nazismo. Per la prima volta il popolo ebraico sopravvissuto è minacciato di estinzione per assimilazione”.

Nahum Goldmann, ALTO Dignitario del Gran Sinedrio, membro influente del B’nai B’rith al 29° Congresso di questa organizzazione massonica, secondo quanto riferisce il ‘Journal des Communautès’ dell’aprile 1978 (organo del B’nai B’rith in Francia): “I matrimoni misti sono un suicidio nazionale e personale. Non c’è mezzo più sicuro per distruggere un popolo che quello di lasciarlo sposare fuori dalla sua religione”.

Giovani e ragazze sono sicuri di perdervi la loro identità” inserzione apparsa sul ‘New York Times’ nel 1974 a firma ‘Comitato per la sopravvivenza dell’educazione ebraica’ citata da Yann Moncomble.

“La vita e la sorte di grandi masse di esseri umani sono appese all’esito di decisioni prese da un piccolo gruppo di dirigenti nazionali”, ‘New York Times’ del 18.06.1974: “I membri del Consiglio (il Council of Foreign Relations) sono uomini di influenza ben superiore alla media. Essi hanno usato del prestigio conferitogli dalla loro ricchezza, dalla loro posizione sociale e dalla loro educazione per condurre il proprio paese alla bancarotta e al disastro militare. Dovrebbero guardarsi le mani: sono sporche del sangue – sangue rappreso dell’ultima guerra, sangue fresco dell’attuale guerra di Corea”.

Editoriale del ‘Chicago Tribune’ del 9.12.1950: “L’occupazione di molti ebrei, per tanti secoli, di padre in figlio, è dunque consistita nel maneggiare denaro: dare denaro, ricevere denaro, accumulare denaro, investire denaro, correndo sempre il rischio di esserne depredati. E così si spiega un’attitudine tramandata sino ad oggi in molti di loro: l’attitudine agli affari, per meglio dire una spiccata capacità commerciale, bancaria e, da ultimo, anche industriale. Non si può generalizzare, certo, ma nemmeno si possono trascurare questa inclinazione e le sue precise, documentate origini storiche”.

‘Breve Storia degli Ebrei e dell’Antisemitismo’ dell’ebreo Eugenio Saraceni, edizioni Oscar Mondadori, Milano 1993: “Il nostro fine principale, la dominazione ebraica del mondo, non è ancora conseguito. Vi arriveremo e la nostra vittoria è più vicina di quanto le folle degli Stati, cosi detti cristiani, non lo immaginino”.

Manifesto della Loggia Ebraica ‘Les Sages de Sion’ del 1921, citato da Wilchem Meister ‘Judas Schuldbuch’ 1924: “Gli ebrei collaborarono a quella estrema centralizzazione dei capitali che faciliterà senza dubbio la loro socializzazione, dall’altro sono tra i più ardenti avversari del capitale. Così all’ebreo ammassatore prodotto dell’esilio, del Talmud, delle legislazioni e delle persecuzioni, si oppone l’ebreo rivoluzionario figlio della tradizione biblica e profetica”.

Bernard Lazare - ‘L’antisemitisme son histoire et ses cause’ 1934: “Gli ebrei possiedono già uno degli elementi più importanti del dominio, perché l’oro, sovrano e padrone del mondo attuale, è riunito in gran parte nelle loro mani. Elemento potentissimo, ma materiale. Un altro elemento è quello spirituale, l’internazionalismo. L’ebreo è, nella sua essenza, internazionalista e cosmopolita”.

H. De Vries De Heekelingen – ‘ISRAELE, IL SUO PASSATO IL SUO AVVENIRE’ Edizioni ‘Tumminelli’ Roma 1937: “Tra i protestanti di lingua inglese si trovano ancora alcuni fondamentalisti che si reputano il popolo eletto, nel senso letterale del termine, quale viene usato nel Vecchio Testamento. Questo ‘Israele Britannico’ fa fiduciosamente risalire il suo ceppo fisico alle scomparse Dieci Tribù”.

Arnold Toynbee - ‘A Study of History’ (1934): “Ogni giorno gli ebrei e la loro banca estendono il loro dominio sull’Europa e sull’illuminismo, su tutta la civiltà, ma soprattutto sul socialismo perché, con il suo aiuto, l’ebreo eliminerà il cristianesimo. Allora non resterà che l’anarchia e l’ebreo governerà l’universo”.

Dostojevskij - ‘Diario di uno scrittore’: “Vi è all’interno di quasi tutti i paesi d’Europa uno stato potente, pervaso da sentimenti ostili, sempre in conflitto con gli altri, intendo parlare degli ebrei. Questo stato non è tanto pericoloso perché costituisce uno stato separato e compatto, ma perché si fonda sull’odio per tutto il genere umano. E’ facile intuire che se gli ebrei, che già sono cittadini di questo stato più solido e potente delle altre nazioni, ricevessero il diritto di cittadinanza anche da queste, metterebbero in breve sotto i piedi tutti i loro nuovi concittadini”.

J.G. Fichte – ‘BEITRAGE ZUR BERICHTUNG DER URTEILE UBER DIE FRANZOSISCHE REVOLUTION’: “Vi è un grande pericolo per gli Stati Uniti d’America: questo pericolo è l’ebreo. In qualsiasi paese nel quale gli ebrei si sono stabiliti, essi hanno depresso il livello del costume e abbassato il grado dell’onestà commerciale. Essi sono rimasti separati e inassimilabili. Hanno creato uno stato dentro lo stato e, dove sono oppressi, tentano di strangolare finanziariamente le nazioni, come è il caso del Portogallo e della Spagna. Tra meno di cent’anni, se gli ebrei non saranno per costituzione esclusi dagli Stati Uniti, essi ci governeranno, ci distruggeranno e stravolgeranno la forma di governo per la quale noi americani abbiamo versato il nostro sangue e sacrificato la nostra vita”.

Benjamin Franklin al discorso alla convenzione costituzionale di Filadelfia del 1787


NOTE:

PIERO SELLA – ‘PRIMA D’ISRAELE’ – Edizioni de ‘L’Uomo Libero’ – Milano 1990

FEDERICO RIVANERA CARLES – ‘LOS JUDIOS SON NUESTROS ENEMIGOS!’ Edizioni a cura dell’Instituto de Investigaciones sobre la Cuestion Judia’ – Lima (Perù) 1987.

GIACINTO AURITI – ‘SOVRANITA’ POLITICA E SOVRANITA’ MONETARIA – ORIENTAMENTO PER LA RIFORMA BANCARIA E MONETARIA’ dal volume ‘L’OCCULTA STRATEGIA DELLA GUERRA SENZA CONFINI’ – Edizioni a cura del Centro Studi Politici e Costituzionali di Roma.

EUGENIO SARACINI - ‘BREVE STORIA DEGLI EBREI E DELL’ANTISEMITISMO’ – Edizioni ‘Oscar Mondadori’ – Milano 1991

VERMIJON – ‘LE FORZE OCCULTE CHE MANOVRANO IL MONDO’ edizioni a cura dell’autore – Roma 1944

CARLO ALBERTO RONCIONI – ‘IL POTERE OCCULTO’ – Edizioni ‘Sentinella d’Italia’ – Monfalcone (Ts) 1974

H. DE VRIES DE HEEKELINGEN – ‘ISRAELE, IL PASSATO L’AVVENIRE’ Edizioni ‘Tumminelli’ – Roma-Milano 1937

WERNER SOMBART – ‘GLI EBREI E LA VITA ECONOMICA’ – Edizioni di ‘AR’ – Padova 1980

GEORGES BATAULT – ‘ASPETTI DELLA QUESTIONE GIUDAICA’ – Edizioni di ‘AR’ – Padova 1983

10° SERGIO GOZZOLI – ‘SULLA PELLE DEI POPOLI – VIAGGIO NEL LABORATORIO DEL POTERE MONDIALISTA’ – Edizioni de ‘L’UOMO LIBERO’ – Nr° 27 – Monografico Mondialismo Milano 1988

11° WERNER SOMBART – ‘GLI EBREI E LA VITA ECONOMICA’ – Edizioni di ‘AR’ – Padova 1980

12° – LUJO BRENTANO – ‘LE ORIGINI DEL CAPITALISMO’ – Edizioni ‘Sansoni’ – Firenze 1968.

13° MAURIZIO LATTANZIO – ‘STATO E SISTEMA’ – Edizioni di ‘AR’ – Padova 1987

14° MAURIZIO LATTANZIO – Ibidem

15° MURABITUN – Movimento di Musulmani Europei – ‘Documento contro l’Istituto Bancario intitolato. ‘I Lavoratori sono stati ingannati a proposito della loro condizione’

16° Articolo apparso sul ‘Jewish World’ del 9.02.1983 e citato da Yann Moncomble nel suo ‘La Trilaterale et les secrets du mondialisme’, Edizioni Yann Moncomble, Parigi (Francia) 1980.

17° HENRY KLEIN – ‘ZIONISM RULES THE WORLD’ – New York 1948

18° ‘Gli Ebrei sono talmente disseminati in tutti i centri commerciali del mondo, da essere diventati gli strumenti per il cui tramite nazioni distanti le une dalle altre possono comunicare tra di loro, strumenti che stabiliscono strette relazioni fra tutti i gruppi del genere umano. Sono come i cavicchi e i chiodi in un grande edificio: privi in sé di qualsiasi valore, risultano tuttavia assolutamente necessari per mantenere l’unità’ dal volume di WERNER SOMBART –  ‘GLI EBREI E LA VITA ECONOMICA’ – Edizioni di ‘AR’ – Padova 1989

19° SERGIO GOZZOLI – ‘SULLA PELLE DEI POPOLI – VIAGGIO NEL LABIRINTO DEL POTERE MONDIALISTA’ – Edizioni de ‘L’UOMO LIBERO’ Milano 1988

20° GEORGES BATAULT – ‘ASPETTI DELLA QUESTIONE GIUDAICA’ Edizioni di ‘AR’ – Padova 1983

21° MAURIZIO BLONDET – ‘I FANATICI DELL’APOCALISSE – L’ULTIMO ASSALTO A GERUSALEMME’ – Edizioni ‘Il Cerchio’ Rimini 1992


Da IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO
di Dagoberto Huseyn Bellucci
(Capitolo 11) 



 


Il Governo Mondiale Ebraico - PDF      
Di Dagoberto Huseyn Bellucci, 2002 (1,2 MB)



Il Governo Mondiale Ebraico - HTML:


Formazione e sviluppo di un’ideologia razzista: il SIONISMO - Capitolo 1

La Kabala e il Talmud: lo strano esoterismo ebraico - Capitolo 5

Ebraismo e Massoneria - Capitolo 9

La massoneria Ebraica: il B'nai B'rith - Capitolo 10

SIONISMO E CAPITALISMO: Dall’usura alla banca - Capitolo 11


"Israele come stato ebraico costituisce un pericolo non solo per se stesso e per i suoi abitanti, ma per tutti gli ebrei e per tutti gli altri popoli e stati del Medio Oriente e anche altrove."

- Prof. Israel Shahak, ebreo israeliano e direttore della lega israeliana per i diritti umani e civili


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